Los Angeles

 

 

speciale su Angeli e musica, n. 16 del 19 aprile 2003


Angeli e suoni volatili

Gli angeli paiono quasi sovrapporsi - icona, ectoplasma - alla nostra difficoltà di conciliarci con la semplice esteriorità che ci invade, spesso in forma di conflitto. I testi biblici, ma ormai anche quelli della new age, hanno per questa ragione accostanto le immagini di angeli e cherubini alla produzione di suoni, tanto nella nobile iconografia del sacro quanto, ormai più prosaicamente, sulle riviste patinate e nelle miniserie televisive, dove gli esseri alati sono alleati di streghe, combattono demoni,  conducono vite in tutto e per tutto simili alle nostre. Le musiche più volatili, in effetti, hanno la medesima attitudine alla sovrapposizione di piani, ed i viaggi che scaturiscono dal loro ascolto sono sprofondamenti immaginativi in cui i tanti ascolti possibili, diversi per occasione e funzione, possono qualche volta causare astrazioni ‘desideranti’ in paradisi artificiali della mente.

Parecchi musicisti del passato e del presente si sono avvicinati alle “figure del cielo” dedicando loro musiche, balletti, concerti, e programmando festival o stagioni. C’è la fortunata “Angeli musicanti”, una rassegna di “Musicamotus” a cura di Paolo Uva, di cui già si è scritto su Alias.

Per la Scala di Milano è stato rappresentato un balletto intitolato “La veglia degli angeli” con musiche di Claude Lemelin, scene di Guillaume Lord, e con Roberto Bolle ed il corpo da ballo del teatro. E prossimamente, proprio nel giorno di Pasqua, ci sarà un “Concerto per l’Angelo” alla Galleria Toledo di Napoli curato da Gianfranco Tirelli, col pianista-performer Gianluca Pezzino, il videomaker Maurizio Elettrico e la direzione artistica di Laura Angiulli. Come scrive Tirelli, «il tema dell’angelo, o più precisamente del ‘rapporto’ dell’umano con l’angelico, prescinde in questo caso dall’ortodossia religiosa per porre l’accento e ri-chiamare, attraverso questo evento, la memoria di una purezza obliata eppure in qualche modo presente, la quale, inevitabilmente, ci appartiene. Ed il luogo dove essa giace, spesso inascoltata, non può che essere nella dimensione temporale del passato».

Quella che segue è una vera e propria cronografia angelica, che parte da lontano ed arriva fino ai giorni nostri, mostrando una continuità soprendente: non sempre si tratta di brani volatili o ‘sottili’, per usare un termine alchemico. C’è anche musica ‘commerciale’, che pure insegna qualcosa, e pezzi in cui gli angeli sono fanciulle ben in carne, o “evirati cantori”. Dall’elenco ciascuno può scegliersi con quale angelo viaggiare.

 

 

 

CATALOGO D’ALI

 

Emilio de’ Cavalieri, “Rappresentazione di Anima, et di Corpo”, dove tra i personaggi figura un “Angelo custode” che interloquisce con le figure allegoriche dell’Anima e del Corpo: «Non si può aver de cori, E servire due Signori, Ch’uno in un modo regge, L’altro ha contraria legge: Servite solamente A Dio Signor possente». Nell’ottava scena compaiono gli “Angeli nel Cielo, che s’apre”: «Venite al ciel, diletti, Venite benedetti, Che queste sedi belle Furon fatte per voi sopra le stelle: Lasciate pur la terra Dov’è perpetua guerra; Salite al Ciel con volo glorioso, Dov’è pace,  e riposo, Dove senz’alcun velo Si vede il Re del Cielo». Rappresentata per la prima volta nel 1600 non in forma scenica all’Oratorio della Vallicella a Roma, è ora riprocessata su CD Codex, per Archiv Produktion (453 165-2) da una incisione analogica Polydor del 1970.

 

Henry Purcell, “Harmonia Sacra”. Nell’inno “The blessed Virgin’s Expostulation”, il recitativo dice: «Tell me, tell me, some, some Pityng Angel...». E più avanti: «Where’s Gabriel, where’s Gabriel now, that visited my Cell?». Ispirato al vangelo di Luca 2,42, su basso figurato, originariamente in do minore.

 

Carlo Broschi, detto il Farinelli, fu uno dei più celebri ed amati sopranisti del Settecento, conosciuto in tutta Europa. Il suo timbro vocale, particolarissimo, si accoppiava ad una presenza scenica unica. E’ qui citato perché la sua voce, come per altri ‘evirati cantori’, fu spesso paragonata a quella degli angeli. Così scrive Giuseppe Gullo: «Nessun fine estetico potrebbe oggi  giustificare la mutilazione... Sta a noi trovare il miglior compromesso possibile tra etica ed estetica nell’ambito di un’arte quale quella del canto che sempre più sembra oggi voler trascendere la realtà per approdare nel mondo del sublime e del sovrumano. L’antica fabbrica degli angeli è ormai chiusa ma ogni epoca ha i suoi angeli. E le sue fabbriche».

 

Wolfgang Amadeus Mozart, “Grabmusik”. Si tratta di una cantata composta per la Passione di Cristo, ed eseguita per la prima volta a Salisburgo nel 1767 durante la settimana santa. Un’aria, un duetto e diversi recitativi sono affidati alla figura dell’angelo, che esordisce: «Che  dici anima cara? Se deplori il cuor piagato, io lodo il tuo dolore, e se adirarti vuoi, ti adira certo!». Nel duetto tra anima e angelo, questi ricorda le ferite sante: «... dalle piaghe viene grazia e salvezza a te. Fino all’estrema goccia offre per te l’amor». Su disco Philips ( doppio cd 422 360-2) nell’esecuzione della Radio-Sinfonieorchester di Stuttgart diretta da Sir Neville Marriner con l’interpretazione di Ann Murray e Stephen Varcoe, assieme al Sudfunk-Chor.

Sempre di Mozart, un angelo a tema profano è quello del “Canto della separazione” (K 519, 1787), su testi di Schmidt: «Piangono gli angeli di Dio quando gli amanti si separano; come potrò, o fanciulla, vivere senza te?».

 

Richard Wagner, “Der Engel”, o “L’angelo”, tratto dai Cinque poemi per una voce femminile con accompagnamento di pianoforte, pezzi composti nel 1857 su testi della moglie di Otto Wesendonk, Mathilde, cui dedicherà “Tristano e Isotta”. Si tratta, in questo caso, di una bella donna, un angelo profano in carne ed ossa. Questo il testo: «Nei primi giorni dell’infanzia ho sentito spesso parlare di angeli che barattano le sublimi gioie del cielo con il sole della terra, che dove un cuore impaurito si strugge nell’ansia nascosto dal mondo, dove si dissangua in silenzio sciogliendosi in fiotti di lacrime, dove innalzando la sua preghiera solo la liberazione implora, laggiù l’angelo scende volando e dolcemente lo porta in cielo. Sì, scese anche per me un angelo, e sulle lucenti piume porta lontano ogni dolore e il mio spirito innalza nel cielo». Il brano è compreso nel primo cd della collezione “Ave Maria -Spiritualità e fede nei grandi della musica”, un bel disco nell’esecuzione di Imago Musica (l’Unità multimedia/ Musikstrasse).

 

Charles Gounod, “La salutation angelique”. Il saluto dell’angelo alla Vergine Maria: reduce dal famoso adattamento del preludio in do maggiore dal “Clavicembalo ben temperato” di J. Sebastian Bach, Gounod pensa bene di reiterare il ‘colpaccio’, questa volta su musica d’ignoto, col ben noto testo «Io ti saluto piena di grazia, Vergine Maria, O Santa Madre, tu sei benedetta...». Il brano è stato scritto nel 1877, e rientra in una raccolta che comprende altre liriche. E’ su cd della già citata raccolta “Ave Maria -Spiritualità e fede nei grandi della musica”, secondo volume (l’Unità multimedia/ Musikstrasse).

 

Nikolaj Rimskij-Korsakov, “L’Angelo”, una splendida melodia su versi scritti a diciassette anni dal poeta russo Michail Jurevic Lermontov: «Un angelo volava nel cielo di mezzanotte e cantava una sommessa canzone. La luna, le stelle e il gregge delle nuvole ascoltavano quel sacro canto. Egli cantava in beatitudine degli spiriti senza peccato dimoranti nei verdi giardini del paradiso (...). Recava fra le braccia una giovane anima al mondo delle lacrime e del dolore; e il suono di quel canto rimase vivo per lei, anche se senza le parole. E per molto tempo l’anima rimase nel mondo piena di meraviglioso desiderio, senza poter sostituire quei suoni celesti con le canzoni della terra». Traggo le traduzioni dal volumetto che accompagna la già citata serie dell’Unità/Musikstrasse curato dal pianista Gianfranco Plenizio, che esegue anche tutti i brani pianistici ispirati alla “fede nei grandi della musica”.

 

Felix Mendelssohn Bartholdy, “Elias”. Nell’Oratorio tratto dall’Antico Testamento scritto da Mendelssohn nel 1846 con eccezionale rapidità su un’idea avuta circa dieci anni prima.Più volte vi compaiono angeli, soprattuto nei recitativi. Su doppio cd nell’esecuzione di Wolfgang Sawallisch, Rundfunkchor e Gewandhausorchester di Leipzig. I tre angeli sono interpretati da Christel Klug, Roswitha Trexler ed Ingrid Wandelt.

 

Franz Schubert, “Angel Zuckt”, lied n. 16 (quarto volume, Edition Peters).

 

Ferenc Liszt, “Angiolin dal biondo crin”, su testo del marchese Cesare Bocella, tradotto in tedesco da Peter Cornelius e pubblicato da Liszt nel 1842.

 

Erik Satie, “Les Anges” (1886), prima delle “Trois Mélodies” op. 20, su testo di Contamine de Latour. Si tratta della prima composizione pubblicata da Satie (1887, Alfred Satie). Un foglietto, appartenente alla collezione Henri Sauguet e databile al 1892, riporta nel tipico francese calligrafato all’antica una scritta dell’autore che pare sia rimasta affissa a lungo sull’uscio della sua casa: «In codesta dimora si affittano le molto belle e molto aggraziate Melodie di Messere Erik Satie, insigne Maestro nell’arte della Musica, Organista della Santa Cappella di Nostro Sire il Re, con le parole di Messere J.P. Contamine de Latour, Scrittore di alta fantasia, Poeta, Artefice di Storie, Racconti, Cronache e di molte altre belle cose» (tratto da Erik Satie, Quaderni di un mammifero, a cura di Ornella Volta, Milano 1980, Adelphi). Il testo di Latour recita: «Vétus de blanc, Dans l’azur clair, Laissant déployer leurs longs voiles. Les anges planent dans l’éther, Lys flottants parmi les étoiles, Les luths frissonnent sous leurs doigts Luths à la divine harmonie Comme un encens montent leurs voix, Calmes, sous la voute infinie. En bas, gronde le flot amer; La nuit partout étent ses voiles. Les anges planent dans l’éther, Lys flottants parmi les étoiles».

 

Claude Debussy, “Les Angélus”. Si tratta di una lirica per canto e pianoforte, inserita generalmente nelle raccolte di “Ariettes Oubliées” e composta nel 1891. Il testo si presta a diverse interpretazioni. Difatti, l’Angelus, come è noto, è una preghiera svolta in differenti ore del giorno, il cui titolo proviene dal latino «Angelus Domini nuntiavit Mariae». Oggi si può reperire “Les Angélus” nell’edizione della International Music Company, inserita nelle “43 Songs” di Debussy.

 

Alberto Savinio, “Les anges tués” da “Les chants de la mi-mort” (1914), Suvini Zerboni; su cd versione di Daniele Lombardi (Edipan). Si tratta di uno dei pochi brani superstiti scritti dal meno celebre fratello di De Chirico. I “canti della mezza morte” sono una suite pianistica tratta dall’omonima opera in un unico atto su libretto proprio. Una delle scene è dedicata agli angeli: «Il basso: l’interno della torre. Scala di Pietra. Vicino al suolo, un’apertura quadrata che incornicia le antenne di un tre  alberi. Al centro, la statua equestre di un re. Altre statue, un po’ dappertutto. Alcune grosse macchine - ruote e pistoni - inattive. Dagli oblò entrano due angeli sperduti; si ricongiungono in mezzo alla stanza; si inginocchiano in un atteggiamento da guardiani di tombe. Una porta si apre dietro il tendaggio; gli angeli volando via producono un dolce fruscio d’ali» (trad. Maria Rosa Cafaro, tratto da Michele Porzio, Savinio musicista, Venezia 1988, Marsilio).

 

Sergei Ivanovich Taneyev (1856-1915), “Angel” op. 32 n. 2. Su testo di Yakov Petrovich Polonsky.

 

Olivier Messiaen: “L’ange aux parfum”.

 

Sergej Prokofiev, “L’angelo di fuoco” è uno dei capolavori del Novecento. Scritta in un arco temporale che va dal 1919 al 1927, a causa di continui viaggi in Europa e negli Stati Uniti, l’opera fu eseguita parzialmente nel 1928 e integralmente soltanto nell’autunno del 1955, al Festival internazionale di Venezia. Già dal 1928 Prokofiev ne selezionò le parti musicali facendole confluire nella “Terza Sinfonia”, che riscosse notevole successo.

 

Alban Berg: “Alla memoria di un angelo”, concerto per violino.  Come scrive Adorno nel volume a lui dedicato, il “Concerto per violino” del 1935 è tra le opere più fortunate e conosciute di Berg. Commissionato dal violinista americano Louis Krasner, il concerto fu però ispirato al desiderio di ricordare la bellezza della diciottenne Manon Gropius, figlia del secondo matrimonio di Alma Mahler con l’architetto Walter Gropius. Il compositore, amico della madre e della ragazza, fu molto colpito dalla sua morte, giunta dopo un lungo periodo di malattia. Così ne scrive Volker Scherliess, uno dei biografi di Berg: «(...) dalle fotografie si può intuire quale fascino emanava dalla giovane donna, che voleva diventare un’attrice, e tutti coloro che l’hanno conosciuta ne parlano: parlano della sua bellezza e gaiezza, della sua natura incantevole e della pazienza angelica con cui sopportò per un anno intero la sua terribile malattia, la poliomelite. La morte di Manon fece nascere in lui il desiderio di erigere un monumento alla memoria della meravigliosa fanciulla».

 

Goffredo Petrassi, "Dialogo angelico" per due flauti (1948) Suvini Zerboni, su disco ITL 70027 versione di Severino Gazzelloni.

 

Valentino Bucchi, “Laudes evangeli”, riproposizione in forma scenica del Laudario di Cortona. All’apertura del sipario, l’Angelo appare a Maria, tenori e bassi attaccano: «Altissima luce col grande splendore, in voi, dolce amore, agiam consolanza. Ave regina, pulzell’amorosa, stella marina, che non stai nascosta...». Alla nascita di Gesù, c’è un corteo degli angeli. Uno di essi intona «Maiestà non po’ fallire, encarnata de’ venire, como redemptore».

 

Astor Piazzolla, “Angel”, suite composta da “Milonga del angel” (1968), “La muerte del àngel” (1970), “Resurreciòn del àngel” (1970); versione per pianoforte pubblicata da Tonos; la versione per quintetto è pubblicata su cd da Hermitage (1992), ed è tratta dal celebre concerto di Lugano del 1983. Una versione identica è stata perfino distribuita in edicola. Si tratta di alcuni dei brani più belli e struggenti scritti da Piazzolla, in grado di proporre una rilettura non solo etnica del tango.

 

Sun Ra, “Angels and demons at play” (Saturn).

 

Ivan Fedele, "Messages" (2000) per due soprani, due mezzosoprani e otto strumenti, con un testo che elenca le schiere angeliche.

 

Alessandro Sbordoni, “Angelus Novus”. Scritto in ricordo di Italo Calvino, per orchestra da camera, pubblicato dalle Edizioni Edipan.

 

Javier Torres Maldonado , "Luz" (2000) per fisarmonica e quartetto d'archi, del compositore messicano Maldonado, che però vive in Italia. “Luz” è una suite composta da “Contemplaciones del Angel - Preludio I; Fragmento de la noche del Angel - Preludio II; Insomnio sin Angel; La noche del Angel; Fantasía que tañeba el Angel... - Interludio; El vuelo ausente del Angel”. Si ispira alle liriche di Rafael Alberti "Sobra los Angeles".

 

Danilo Amerio, Ali Digitali (Green Music), in cui è contenuto il brano “Il mercato degli angeli”, un «urlo di  condanna contro gli utenti dei siti venditori di pedofili». Un battage informativo ha raggiunto via internet gli specialisti di settore pubblicizzando una campagna di forte valenza etica.

 

Aa. Vv., “Angeli nella notte”. E’ il titolo di un doppio cd, compilation di angeli ‘notturni’ a cura di Radio Montecarlo. Si va da “Angel Eyes” di Jim Brikman fino a “Le onde” di Ludovico Einaudi. Altri autori sono David Torn, Suzanne Ciani, William Ackerman, George Winston, David Arkenstone, Alex De Grassi. L’area è quella new age, con brani di atmosfera e di facile consumo: insostenibile leggerezza dell’essere con buona pace di pochi titoli.

 

Aa.Vv., una vera e propria geografia angelica è disegnata, sempre in ambito new age, da autori ‘specializzati’, di estrema prolificità discografica: Amathy Frantz, “Angels of the Heart”; Aeoliah, “Angel love”, “Angel love for children”, “Angel’s Touch”; Aa. Vv., “Angel Flight”; “Asha”, “A Concert of Angels”; Erik Berglund, “Angel Beauty”, “Angelic harp music”, “Harp of the Healing waters”; Medwyn Goodall, “Where angels tread”, “Angel Delight”, “Mystic angel”; Philip Chapman, “Celestial guardian”, “Heavenly Realms”, “The return of the angels”; Susan Thomas & Gomer Evans, “Angels of the sea”.

 

 

Epigrafe

«Se nel meriggio della vita, un giorno,
tra ’ l chiasso delle fiere e dei mercati,
avvenga ch’ io dimentichi, repente,
il fiorito pallor del mio mattino
(l’Angelo mio custode, pensieroso:
la sua bontà, la tunica di neve,
le sue mani congiunte alla preghiera,
il cenno della destra a benedirmi ),
nel più arcano dei sogni io serberò
l’immagine dell’ali ripiegate,
che a tergo gli svettano siccome
un gran cipresso bianco».
(R. M. Rilke, da “I canti dell’angelo custode”)

 

Autore: Girolamo De Simone

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