GROSSI -  PERMUTAZIONI DI MUSICHE D’ALTRI

“L’Istante zero” e oltre. Un libro e tanta gratitudine

 

Pietro Grossi è uno dei pionieri della musica elettronica italiana. Come per tutti gli sperimentatori, il suo radicalismo è stato dapprima ostacolato, poi osteggiato e infine ignorato con sufficienza dagli strutturalisti, che affiancarono alla scientificità delle prassi l’asfitticità del pensiero numerico. Per questo la recente ondata di interesse suscitata dall’originale percorso di Grossi va vista con gratitudine, anche considerando il fatto che il compositore, di origini veneziane ma fiorentino d’adozione, ha oggi 83 anni.

L’Università di Pavia, la Fondazione Franceschini e la “Walter Staufferhanno patrocinato la pubblicazione del volume L’istante zero, curato da Francesco Giomi e Marco Ligabue, che offre al lettore una dettagliatissima intervista al compositore. Il libro è pubblicato da Sismel – Edizioni del Galluzzo e comprende foto e ricca documentazione. Un lavoro ‘consuntivo’, si potrebbe dire4, anche se subito dopo la sua uscita una mostra dal titolo “Arte & computer” gli è stata dedicata dalla Biblioteca di Firenze, con la pubblicazione delle opere di homeart (il termine fu coniato da Grossi) affiancate a quelle di altri artisti.

Per molti motivi L’istante zero dovrebbe raccogliere l’interesse dei compositori: racconta della vita musicale di Grossi, delle sue scoperte, delle certezze estetiche che hanno anticipato di decenni quello che oggi accade in modo dirompente. Narra del primo esempio italiano di trasmissione della musica via cavo, realizzato da Grossi nel 1970 per la Biennale di Venezia. Descrive il trattamento delle cosiddette musiche di repertorio, che è una variante concettuale della attuale musica campionata dai Dj, e perseguito da Grossi in tempi antichissimi.

Se si ascoltano le sue Permutazioni sul tema dell’Offerta musicale di Bach, o i suoi Sketch con voci di speaker radiofonici, si ha la sensazione di ascoltare una traccia di Dj Krush. Solo che Pietro Grossi ha inciso su nastro questi pezzi tra il 1963 ed il 1966… Insomma, il radicalismo di Grossi è in realtà un radicalismo estetico. Ha inteso la computer music, come segnala Clemente Terni nel libro, sia come mezzo espressivo che come “strumento esecutivo di musiche del passato” ripetendo il cinquecentesco “fare musica su musica d’altri”; ha tenuto conto dell’elemento della casualità; ha dimostrato che il computer può essere uno strumento creativo in grado di combinare le differenti esigenze di un artista, mescolando interesse per la video-arte e la produzione della più avanzata musica elettronica.

Girolamo De Simone

Il manifesto, 28 ottobre 2000