Colti e contemporanei, i bongos da Varese a Cilio

 

Ci sono “bongos” anche nella cosiddetta musica ‘colta’ contemporanea di fine Novecento. Bisogna solo cercarli con attenzione. Il mini-catalogo si apre con “Ionisationdi Edgar Varèse, un importante caposaldo della produzione dell’originale compositore franco-statunitense. Varèse si dedicò molto agli strumenti a percussione, convinto delle loro molteplici possibilità di utilizzo: «si dice che facciano rumore, ma io sostengo che sono loro a creare il suono». “Ionisation”, per tredici esecutori, fu scritto fra il 1929 e il 1931, ed è uno dei primi pezzi occidentali per sole percussioni in cui la linea melodica è assente.

Ci sono bongos anche in due composizioni di Carl Orff, e la cosa non stupisce considerando il tipo di ricerca anti-schoenberghiana del discusso didatta e compositore tedesco. Di “Oedipus, der Tyrann”, esiste una versione Deutsche Grammophon con Kubelik, il coro e l’orchestra sinfonica di Bayer (tre cd).  Anche del “Ludus de nato infante mirificus” esiste una incisione curata dalla medesima formazione in un doppio cd pubblicato dalla BMG.

Tra i musicisti colti più reazionari, segnalo la curiosità di ritrovare i bongos in “Notations” I-IV (1945-1978) di Pierre Boulez. Si trovano nel secondo movimento, al très vif-strident.

Estremamente interessante, data l’origine africana dello strumento, la presenza dei bongos in “African welcome piece” dell’americano Michael Udow. Il brano è stato composto nel 1973, ed è uno dei cavalli di battaglia di una straordinaria formazione, le “Percussioni Ketoniche” dirette dal bravo Giulio Costanzo, che ne ha curato anche una incisione per Bajca Music. “African welcome piece” allude a programma al risveglio di una foresta africana, ma benché preveda ad un certo punto l’entrata della voce con un “traditional”, non mostra cedimenti occidentali nell’alternanza di suggestivi ritmi a suddivisione ternaria. Nel disco dei Ketonici i bongos svolgono una funzione importante anche in altri brani di provenienza non colta.

Ultimo, ma non ultimo, il disco al vinile ormai esauritissimo, perla rara della vecchia Emi italiana, “Dialoghi del presente” (1977) di Luciano Cilio. Nei quadri intermedi un notevolissimo Tony Esposito, utilizza, tra i molteplici altri strumenti, anche dei bonghetti. Per restare nel contemporaneo, segnalo lo strumento che ci interessa nel disco “Ars Ludi” di Musica Verticale (1991), con buona approssimazione almeno nel brano “Risveglio della terra” di Laura Bianchini.

Girolamo De Simone

Il manifesto, 9 giugno 2001