BACH/ SHOSTAKOVICH, “Preludes & Fugues”, (2 CD, BMG)

Nemmeno sarebbe il caso di recensire un disco di Bach (affermazione certo provocatoria, ma vedi oltre) o di Shostakovich (dopo la Nicolayeva!) se non si trattasse di un disco che asseconda un progetto ambizioso e delizioso: confondere i Preludi e le fughe dei due secondo un piano strutturale rigorosamente logico, e obbediente ad un circolo armonico estremamente funzionale all’ascolto. L’idea è stata del pianista Olli Mustonen, che l’ha prima ‘provata’ in un tour concertistico, e poi l’ha realizzata incidendo i primi due dischi (i preludi e fughe sono parecchi...). Il risultato potrebbe essere soltanto intellettualmente apprezzabile, se non fosse che, udite udite, Mustonen è anche un pianista che prova ad interpretare e a rileggere senza farsi scrupoli anche le pagine bachiane (non limitanto quindi le sue libertà al solo Shostakovich). Quando Gouldinvertì’ programmaticamente il senso di molte delle opere pianistiche bachiane, molti pensarono che una parola ulteriore non fosse più possibile. Invece no: alcuni musicologi avanzarono l’ipotesi avvincente che si potesse riscoprire e riproporre Bach attraverso le numerosissime trascrizioni ‘d’autore’, da Petri a Siloti, a Kempf, per citare alcuni di quelli noti e non abusati (Liszt, Busoni...). Inoltre, la ‘decontestualizzazione’ era stata immaginata anche da altri (qui si rammenta l’eccezionale disco di Gyorgy Kurtàg del 1997 per la ECM), ma mai tentata in un progetto così vasto, e con l’unico collante della forma musicale prescelta e delle doti interpretative dell’esecutore. Un disco, quindi, imperdibile, che fa ben sperare sul futuro del pianoforte. IMMENSO

Girolamo De Simone

Il manifesto, 18 settembre 1999